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domenica 29 aprile 2007

Il Rinoceronte e la Genetta

Non credevo che sarebbe successo. Non lo speravo. E invece: primo giorno a Okaukuejo nel Parco di Etosha. Nella luce radente del tramonto, lui era lì. Beveva tranquillo. Uno degli ultimi Rinoceronti rimasti su questo povero pianeta... Ce ne andammo a cena con gli occhi lucidi... Potrei scrivere mille parole su come ci siamo sentiti... Più tardi, con il buio e miliardi di stelle che splendevano in un cielo terso come cristallo, tornammo alla pozza. faceva molto freddo, gli sciacalli camminavano tranquilli a pochi metri da noi. E lì... il colpo finale: due femmine di Rinoceronte stavano bevendo insieme a un piccolo. Le loro sagome si riflettevano nell' acqua insieme alla luna. Silenzio... Una pace infinita... Il piccolo ogni tanto emetteva un lieve pigolio: pareva il verso di un gattino. Tra i nostri piedi vedemmo un movimento. Due Genette, animaletti delle dimensioni di un micio, maculati e dalla coda folta, grandi orecchie e aria furbetta, stavano sgranocchiando scarabei. Uno dopo l'altro, come due umani di fronte a un piatto di pistacchi... Con gli occhi fissi sui rinoceronti nessuno si accorgeva di loro... La terra era ricoperta di resti di scarabeo. Ogni tanto si pulivano il muso, con la zampine prensili, come orsetti lavatori. Non sapevamo più chi guardare... Dietro di noi gli sciacalli ogni tanto litigavano, e un ringhio improvviso ci faceva sobbalzare...

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